La potatura è stata regolata per secoli dal calendario lunare. Oggi ha ancora senso seguire queste antiche pratiche?
Durante il periodo invernale, come di consueto, quando le piante si spogliano dalle foglie, anche a Podere Conca si procede con la potatura delle viti.
Ma qual è il momento migliore per potare?
L’agronomia ci insegna di potare in inverno per aspettare che la linfa si sposti dalle foglie per andare ad immagazzinarsi nelle radici delle piante, cosa che avviene col cadere delle foglie stesse e con il lignificarsi dei tralci che diventano scuri e rigidi.
La tradizione contadina in un antico proverbio aggiunge: “Se tagli con la luna nuova il ramo piange”.
Una teoria ripresa oggi anche in agricoltura biodinamica, che suggerisce di potare con la luna calante, in quanto la linfa è meno attratta dalla luna e la pianta potrà cicatrizzare più efficacemente le ferite del taglio e quindi non “piangere”.
E’ solo leggenda o c’è del vero? C’è chi è scettico al riguardo, in quanto l’influenza della luna sarebbe troppo debole per avere risultati significativi.
Una domanda che ci siamo spesso posti a Podere Conca tanto che quest’anno abbiamo deciso di lanciarci in un piccolo esperimento: per ogni varietà di vite abbiamo scelto di potare alcuni filari durante la fase di luna calante ed altri durante la fase di luna crescente.
Tutti i nostri vitigni, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Ciliegiolo, sono allevati a guyot e ciò prevede un tipo di potatura chiamata mista.
Si tratta di lasciare un capo a frutto lungo, con 7-8 gemme, e uno sperone corto, a 2 gemme, per i futuri rinnovi. Il guyot fa sì che ogni anno si abbiano dei tagli piccoli, ovvero su legno di 1 e 2 anni, evitando dei tagli eccessivi come quelli che si possono creare nelle viti allevate a cordone speronato. In quest’ultima tipologia di potatura, definita corta, ogni anno si creano degli speroni di 2 gemme che man mano si accrescono e formano i cosiddetti candelabri. Quando i candelabri devono essere tagliati per abbassarli a livello del cordone, questi necessitano di tagli aggressivi, che possono diventare un punto debole per la pianta in quanto via di ingresso per malattie.
A differenza del cordone speronato, il guyot non è meccanizzabile, perciò spesso si trova nelle realtà piccole o in quelle dove la varietà di vite allevata ha dei problemi nella fertilità delle gemme basali (cioè dove le prime gemme producono tralci senza uva).
I nostri vigneti sono curati a mano, dalla potatura fino alla raccolta dell’uva, perciò abbiamo scelto la forma di allevamento che pensiamo sia più rispettosa della pianta.
Nei prossimi mesi andremo poi a valutare se sono visibili delle differenze tra i filari potati durante le due fasi lunari. Valuteremo il “pianto” (la linfa che esce dai tagli di potatura), il germogliamento delle gemme e la vigoria dei nuovi germogli, ma soprattutto valuteremo se possiamo notare una migliore fruttificazione, sia a livello qualitativo che a livello quantitativo.
Riusciremo a trovare risposta all’annosa questione? Esiste un “effetto luna”?
Vi faremo sapere!
di Silvia Cirri e Linda Franceschi